Ho visto un albero, stamani.
Un’albero centenario.
A foglie caduche, spoglio.
Solo i rami brunastri lo mostravano alla vista.
E quei rami, nodosi, ramificati fratelli, si stagliavano come dita, come polpastrelli, proiettati verso il cielo invernale, di quel turchese limpido, pallido e freddo.
Come mani di vecchio a chiedere un briciolo di calore a quell’estensione infinita di blu.
Con una forza granitica che si coglieva nell’aria
e una conoscenza perenne di secoli trascorsi.
Quell’albero, sul ciglio dell’argine brullo, parlava di vita, di tempo, di memoria.
E, attorno al suo poderoso tronco di albero centenario, era avvolto come un vestito, un arbusto rampicante.
Più grande del normale si estendeva per quasi tutto il corpo del vecchio saggio.
Ancora verde, di verde cupo, era traccia di finta giovinezza confrontato con quell’albero, scelto come compagno, come casa.
Pareva un bimbo, allacciato ad un nonno, nella fissa carezza invernale di un abbraccio.
Questa scena mi si è aperta in testa come un ventaglio, come una foto, come un sentimento.
Quell’albero e quell’arbusto parlavano ad alta voce.
La mia mente ha vibrato, nella ricezione del messaggio lanciato.
Questa scena pulsava di vita. Di coraggio, Di forza.
Era la storia, nelle mani del pensiero.
Era una foto di una eternità dimenticata.
Un’albero centenario.
A foglie caduche, spoglio.
Solo i rami brunastri lo mostravano alla vista.
E quei rami, nodosi, ramificati fratelli, si stagliavano come dita, come polpastrelli, proiettati verso il cielo invernale, di quel turchese limpido, pallido e freddo.
Come mani di vecchio a chiedere un briciolo di calore a quell’estensione infinita di blu.
Con una forza granitica che si coglieva nell’aria
e una conoscenza perenne di secoli trascorsi.
Quell’albero, sul ciglio dell’argine brullo, parlava di vita, di tempo, di memoria.
E, attorno al suo poderoso tronco di albero centenario, era avvolto come un vestito, un arbusto rampicante.
Più grande del normale si estendeva per quasi tutto il corpo del vecchio saggio.
Ancora verde, di verde cupo, era traccia di finta giovinezza confrontato con quell’albero, scelto come compagno, come casa.
Pareva un bimbo, allacciato ad un nonno, nella fissa carezza invernale di un abbraccio.
Questa scena mi si è aperta in testa come un ventaglio, come una foto, come un sentimento.
Quell’albero e quell’arbusto parlavano ad alta voce.
La mia mente ha vibrato, nella ricezione del messaggio lanciato.
Questa scena pulsava di vita. Di coraggio, Di forza.
Era la storia, nelle mani del pensiero.
Era una foto di una eternità dimenticata.
2 commenti:
La Natura ci parla di cose che noi umani abbiamo dimenticato; ci parla di simbiosi, di coesistenza...ma purtroppo noi non sappiamo cosa significhino...
un saluto!
mi sono perso la tua immagine ma ora la ritrovo!
Buon natale
Gli alberi sono fonte di ispirazione per molte forme e la natura in se racchiude quasi tutte le forme.
E ciò affascina anche me
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