venerdì, dicembre 22, 2006

Amici...Nella pre-pre vigilia di Natale, vi svelo un segreto... :)
Blogger con la sua nuova versione non mi piace molto, e ho la sensazione che presto non ci sarà più scelta tra Blogger e Blogger Beta...quindi, dato che spesso la miglior difesa è l'attacco e le novità non devono far paura (fosse facile!) probabilmente anche per merito/colpa ;) di Gidibao....ho preso la fatidica decisione...
Ecco il mio nuovo blog (che di nuovo ha solo l'indirizzo :) ) su Wordpress!
Dovrò farci sopra ancora tante modifiche ma penso che a partire da adesso inizierò a scrivere sempre lì...
Un abbraccio Amici! :D
Ehi, e non abbandonatemi, ok? ;)

Una foto da memoria...

Ho visto un albero, stamani.
Un’albero centenario.
A foglie caduche, spoglio.
Solo i rami brunastri lo mostravano alla vista.

E quei rami, nodosi, ramificati fratelli, si stagliavano come dita, come polpastrelli, proiettati verso il cielo invernale, di quel turchese limpido, pallido e freddo.

Come mani di vecchio a chiedere un briciolo di calore a quell’estensione infinita di blu.
Con una forza granitica che si coglieva nell’aria
e una conoscenza perenne di secoli trascorsi.

Quell’albero, sul ciglio dell’argine brullo, parlava di vita, di tempo, di memoria.
E, attorno al suo poderoso tronco di albero centenario, era avvolto come un vestito, un arbusto rampicante.
Più grande del normale si estendeva per quasi tutto il corpo del vecchio saggio.
Ancora verde, di verde cupo, era traccia di finta giovinezza confrontato con quell’albero, scelto come compagno, come casa.
Pareva un bimbo, allacciato ad un nonno, nella fissa carezza invernale di un abbraccio.

Questa scena mi si è aperta in testa come un ventaglio, come una foto, come un sentimento.
Quell’albero e quell’arbusto parlavano ad alta voce.
La mia mente ha vibrato, nella ricezione del messaggio lanciato.

Questa scena pulsava di vita. Di coraggio, Di forza.
Era la storia, nelle mani del pensiero.
Era una foto di una eternità dimenticata.

giovedì, dicembre 21, 2006

Natale nella memoria e nei simboli

Torniamo in tema natalizio, di feste e di doni.
Chiudo gli occhi e vi regalo i simboli del Natale nel mio cuore:

Una berretta rossa con un grande pon-pon sulla cima...
Un albero di Natale, appoggiato a terra, tra i regali, in un'angolo della sala, grande, decorato di palle, rosse, azzurre e oro, con luci bianche e calde e ghirlande dorate...
Un nuovo papà travestito da Babbo Natale...
Un bambino, in piena notte, che si alza pensando sia già mattina, nel giorno di Natale...
Un pettirosso, minuto e rosso, che saltella sulla neve alla ricerca di cibo...
Briciole di pane sulla terrazza per non farlo affamare...
Le luminarie del centro e le vetrine addobbate a festa...
Un pupazzo di neve con il naso a carota, gli occhi neri di sassi e un bacchetto ricurvo per il sorriso...
Il legno caldo dei rifugi di montagna...
Palle di neve e risate di bambini nascosti dietro i cumuli...
Una candela accesa dentro un centrotavola di bacche e agrifoglio decorato, la musica calda di Natale e la tavola imbandita a festa...
I cappelletti in brodo bollenti appena portati a tavola e il loro profumo di casa...
Un cane giallo che scodinzola e gironzola curioso tra i regali...
Uno slittino, una slitta, una discesa di neve...
Lo scorrere tintinnante di un ruscello di montagna...
L’odore ambrato delle lacrime di pino e il pungere degli aghi degli abeti...
Il muschio raccolto in giardino per il fondo del presepe...
Le sculture di ghiaccio a forma di cascata...
La gente che esce di casa per la Messa di mezzanotte...
Il pizzicore della lana dei maglioni...
Un sentiero in un bosco, innevato...
Il sapore della neve che si scioglie sulla lingua...
Le stampe di Natale appiccicate alle finestre...
La voglia di essere felici e di sentirsi bene a Natale...
Gli auguri fatti di cuore guardandosi negli occhi , col sorriso...
I brillantini sparsi qua e là nella preparazione dei biglietti di Natale...
Un camino acceso...
Lo sentite...anche voi...il caldo ricco del fuoco nel camino? :)

mercoledì, dicembre 20, 2006

Le parole nella neve.

Le parole....
Sono arabeschi profumati d'Arabia, volti in bianco e nero,
sono emozioni, filigrane di oro e tracce di velluti,
sono orme di uccelletti sulla neve e graffi di gatto.

Le parole hanno il peso del piombo e la fragilità delle nuvole....
Sono interpretate, interpretabili. Sono acqua.

Le parole hanno occhi, sangue, pelle e respiro. Sono materia.

Le parole cambiano.
Le parole si mantengono.
Le cose dette non si possono cancellare dalla memoria.
Le frasi non dette rimangono stampate nell'animo.

Le parole sono nastri argentate di Natale,
sono corde di tela del saio di un monaco,
le parole hanno una loro materialità essenziale di Fenice.
Le parole sono solo parole.

Le parole siamo NOI.
Siamo NOI, sguardo rivolto verso il cielo, che URLIAMO con forza in faccia al MONDO!

martedì, dicembre 19, 2006

Regali giusti o sbagliati!

Oggi, in questo clima sempre più Natalizio, è apparso questo articolo sul Corriere ... Gli uomini? Sbagliano i Regali alle Loro Donne ...

Leggetevelo e poi facciamo, se vi va, il punto della situazione e un sondaggio.
1 - Uomini, cosa regalate alle vostre donne e ai vostri cari per questo Natale (Orso, non provare a partecipare, io voglio la SORPRESA! ;)) ?
2 - Come scegliete i regali?
e soprattutto, come saggiamente dice l'articolo....
3 - Nella coppia, nella vita, parlate di voi e ascoltate il mondo e i singoli vostri ascoltatori?

Mi piacerebbe sapere l'opinione di tutti, sui regali per il/la compagna, ai parenti, agli amici e anche il parere di chi vorrebbe davvero evitare il Natale ;) ma proprio non sopporta di lasciare un bambino o una persona a cui vuol bene senza un pacchetto sotto l'abete di Natale!

Abbraccioni luccicosi!

lunedì, dicembre 18, 2006

E' già quasi NATALE...

Devo ammettere, in questo periodo, la difficoltà intrinseca dello scrivere giornaliero.
Non che non abbia idee, probabilmente manca il tempo.
E in più Natale alle porte impegna la mia fantasia in vena di regali personalizzati.
Inoltre i pensieri si accavallano, si scontrano, si raggruppano. Sarà che è la fine dell’anno e si sa, ogni anno, il 31 dicembre si fanno le somme, le sottrazioni, i per e i diviso.

Il Natale è strano. Davvero, STRANO. Fa provare sensazioni contrastanti...
Dovrebbe essere una festa d’amore ma stressa. E’ piena di colori, luci, suoni, canzoni, ma è una delle feste più consumistiche che ci siano nell’anno.
Tanti lo amano, alcuni non lo sopportano, in tutti però lascia traccie quasi invisibili di palle di natale e luminarie appese nelle piazze.

Io amo il Natale. Anche se mi affatica.
Adoro fare i regali quasi più di riceverli. Amo scegliere per le persone care colorati e intimi pacchetti, che raccolgano all’interno impronte di me e il gusto di chi lo riceve. Non mi perderei per nulla al mondo l’apertura del pacchetto...Per cogliere le pagliuzze del sorriso negli occhi delle persone che amo.
E ogni anno accolgo il 25 dicembre canticchiando tra me allegre canzoni natalizie dai primi giorni del mese.... Non come festa comandata ma perchè è un momento per festeggiare la vita e l'amore che mi sento attorno.

Quest’anno però il Natale è arrivato presto.
Ci sono tante cose ancora in sospeso che si trasferiranno anche nel 2007. Non ho ancora chiuso la cassa dell’anno che si sta concludendo.
Ci sono cose che vedono il cielo e altre che sono nascoste sotto uno strato di terra in attesa di essere scoperte. Il 2006 è stato un anno talmente pieno...
Diciamo che il mio animo ha tante cose dentro e il Natale arriva quasi di soppiatto.
Mancano solo 7 giorni...I regali sono a posto, pensati, scelti e ricercati con cura. Alcuni sono già impacchettati con carta colorata, altri attendono il loro turno...
I giorni di festa sono fissati e le vacanze pure.
Nella sala impera l’albero di Natale, piccolo, ma pieno di colori e dalla mia scrivania tiene d’occhio il mondo un pupazzo di Natale parlante.
La porta è addobbata per ricevere gli amici.

Rimane solo da illuminare il mio sorriso e i miei occhi dei brillantini del Natale...
Accogliendo nel cuore il calore dell’Avvento, come perenne e gioioso incontro con le persone che amo.
E’ tempo che sgombri dagli ostacoli le autostrade di ingresso ai sentimenti per liberarle del tutto per la ricorrenza. Che spolveri gli specchi del sorriso. Che tiri a lucido i miei occhi per gioire della festa. Ho già tirato fuori le scatole di lucine colorate dal ripostiglio dei pensieri e ho appoggiato sul tavolo della mia memoria le canzoni natalizie in attesa di farle uscire come ritornello dalle labbra socchiuse.
Oggi è tempo che addobbi anche il mio Animo.

Perchè ho guardato il calendario e mi sono accorta, oggi, adesso, che anche quest’anno E’ GIA’ QUASI NATALE....!

giovedì, dicembre 14, 2006

Foto della neve

Cari Miei,
volevate le foto....e non sia mai che non ve le mostri... :)
Eccovi le immagini nevose del mio bel Ponte dell'Immacolata ... guardatele QUI!

Inserisco qui solo una delle foto "panoramiche" che ho scattato, quella che maggiormente mi allarga l'anima e mi da la soddisfazione di essere stata io a coglierla. Questa foto mi fa RESPIRARE...Eccola...



Amo le foto, vederle, scattarle...per cogliere momenti...istanti che riempiono la memoria, ingigantiscono i particolari nascosti e illuminano chi le guarda della bellezza che esiste attorno e dentro noi.

Buon respiro....

mercoledì, dicembre 13, 2006

Precari Senza Futuro

Dal dizionario di lingua italiana:
PRECARIO: agg. contrassegnato da una provvisorietà costantemente minacciata dal sopraggiungere di eventi pericolosi o addirittura catastrofici.
PRECARIETA’: provvisorietà, contrassegnata dall’attesa di un peggioramento.
PRECARIATO: temporaneità del rapporto di lavoro.


Accolgo prepotentemente la proposta di una blogger, arrivata qualche tempo fa alla stampa nazionale con il suo primo, graffiante post e che, con quest’altro post, chiede per il 13 dicembre 2006 la mobilitazione di tutta la rete per una grande sit in della blogosfera, per il primo sciopero della storia contro il PRECARIATO.

Vedete sopra riportate le definizioni che specificano il significato letterale di PRECARIO, PRECARIETA’, PRECARIATO.

I PRECARI come la trentenne di cui sopra, come me, e come tanti altri sanno che al di là del termine letterale il PRECARIATO significa altro.

Sul vocabolario della lingua italiana dovrebbero scrivere che il PRECARIATO è una spada di Damocle che pende sopra la testa di giovani e meno giovani, che è un tumore maligno della società contemporanea che non permette di maturare una vita e una famiglia, poichè ferma le speranze nel limbo del “forse, prima o poi, non sarò più un precario”.
LA PRECARIETA’ di questo tipo di lavoro non permette di chiedere un mutuo, di avere una carta di credito, di comprare una macchina senza la firma di altri NON PRECARI, non permette l’indipendenza sociale, perchè il PRECARIATO non è riconosciuto come attività lavorativa valida.

Essere PRECARI spegne la fiducia dentro le persone verso il proprio futuro, non da solidità, nessuna tranquillità, non arricchisce, salvo forse di umiliazioni celate negli sguardi della gente.

Non credo che il LAVORO ATIPICO sia nato con lo scopo di ridurre i giovani ad individui pronti a vendersi per uno stipendio base, ma piuttosto per favorire le attività che richiedono per BREVI periodi l’introduzione di personale esterno, per seguire un PROGETTO, garantendo l’autonomia di entrambi, del fornitore e del collaboratore. Credo che sia davvero nato per aiutare il LAVORO.

Penso piuttosto che, come sempre accade in Italia, si sia sfruttatada molti una legge per raggirare il mercato ed avere manodopera a basso costo, senza troppo impegno, e con pretese e obblighi indistinguibili da quelli della fascia di mercato più costosa per un Datore di Lavoro, quale può essere quella a tempo inteterminato.

E così in ITALIA, la nostra bella Italia, siamo più di un milione ad elemosinare un lavoro SICURO.
Siamo in tanti, TANTISSIMI, a passare 8 ore e più, al giorno, lavorando, ma sentendoci dire che il nostro lavoro è a progetto, e siamo LIBERI di organizzarci il tempo. Liberi...? Anche se il PROGETTO è affiancare un lavoratore a tempo indeterminato che fa il nostro stesso lavoro o anche meno, perchè il suo contratto lo protegge. Liberi...DOVE?!

Chi protegge noi, PRECARI, in una società che non ci riconosce?
Chi ci TUTELA?

Non voglio essere TEMPORANEA, non voglio essere PROVVISORIA, non voglio rimanere in attesa di un PEGGIORAMENTO.
Voglio semplicemente un LAVORO, che sia identificato come tale dalla SOCIETA’.

Voglio vedere e credere nel mio FUTURO.
BASTA con il PRECARIATO selvaggio!

martedì, dicembre 12, 2006

Le campane

Stamani mi sono alzata e le campane suonavano...
Il suono del campanile ha da sempre significati importanti, è un rintoccare lontano nella memoria del tempo.

Nel mio paese, piccolo e in collina, le campane risuonano e cantano, perchè la tecnologia lo permette, musiche diverse per ogni occasione.

Stamani mi sono alzata e le campane cantavano...
Capita a volte di udire tristi rintocchi che piangono la morte, salutano, è l’addio, nel giorno del trapasso.
Altre volte c’è solo il loro rintocco elementare, festoso per gli eventi di piazza.
E infine ancora accolgono la vita...

Questa mattina, nell’aria pungente, si spargeva cristallina l’Ave Maria di Schubert...

Come un melodioso sussurro di fata, soavemente la musica è entrata di casa in casa, per tutto il paese...
Accolta con tenerezza e la gioia del cuore, come non sorridere di speranza e di calore raccolto.
"E’ nato un bimbo" dicono le note "è nato! La vita rinasce ogni attimo!" "Non è bella, magica, meravigliosa, questa vita che vive?" sento cantare le campane dall’alto del loro campanile azzurro...

Mi piace ogni volta immaginare il nuovo nato, nel sonno cullato dalla musica lieve, accolto con un sorriso incorporeo da tutto il paese, dalla piazza, dalla rocca, dal fiume, dalle case e dalla gente...

Quando odo dalla finestra la melodia di Schubert sento la vita che scorre, che si muove, che pulsa...E sorrido.

E quando avrò un bambino sogno che venga accolto in questo modo...sulle note dell’Ave Maria cantate nell’aria della valle dalle campane....

lunedì, dicembre 11, 2006

La neve

Ciao a tutti.
Rieccomi.
Direi che è stato davvero un bel week end, questo del ponte dell’Immacolata.
Certo, ad Orso è scoppiato il raffreddore e il suo tenero russare mi ha tenuta sveglia praticamente per tutta la prima notte di montagna e il ritorno ieri è durato un pò di più del previsto cause code per strada, ma è stato un magico, seppur breve, periodo da ricordare.

Ho rivissuto la neve.
Ma quella vera, bella, leggera, abbondante e candida fino a fare male.
Sono anni che non vedo la montagna che ricordo. E le volte in cui sono salita sui monti in inverno non ho più risentito quella sensazione che vivevo da ragazzina con la famiglia nella settimana all’anno in cui respiravo la neve...
Siamo arrivati venerdì dopo pranzo, abbiamo scaricato le valigie in un accogliente alberghetto di un paesino della Valle del Vanoi e ci siamo guardati attorno.
Pioggia, nuvole basse e niente neve, nemmeno sulle vette. Con un pò di tristezza abbiamo progettato la giornata successiva senza sperare nelle previsioni meteo che lampeggiavano a pieni polmoni la neve in alta quota.
La mattina di sabato ci siamo svegliati e fuori, ancora, pioveva. - Pazienza, riposiamo, godiamo della rispettiva compagnia e del riposo di questi giorni - ci siamo detti.
Ma l’attesa, la speranza è stata premiata.
Il manto bianco in altezza si è sostituito alla pioggia e la notte di sabato abbiamo scoperto che anche dalle nostre finestre osservavamo la neve...
Come bambini....In fretta e furia ci siamo tolti il pigiama e abbiamo indossato le prime cose che ci sono capitate in mano, un maglione, una sciarpa, una calda berretta colorata e siamo corsi fuori, nella notte, sotto la neve.
Abbiamo camminato tra la neve che scendeva fitta, mano nella mano, nel freddo non provato, respirando la mobilità fissa della neve.
Ci siamo fermati in un parco giochi quasi nascosto dagli alberi, ma illuminato, e abbiamo giocato con la neve...un’impronta, un pupazzo, una palla di neve lanciata.
La mattina quando ci siamo svegliati tutto era bianco.
Quando nevica in montagna è tutto diverso da quando nevica in pianura.
Tutto lassù si ferma, si stabilizza e la neve non si colora di sporco. Rimane soffice e leggera come appena caduta. Le macchine non spengono il bianco, le persone non la modificano. Ricorda il Natale, la pace, lo zucchero a velo...
A conclusione del tutto ieri siamo andati a sciare.
Fortuna che Orso ama sciare...
Ce n'era tanta, 50-60 cm al passo...vicino agli impianti.
Non credevo di poter tornare più tra le piste da sci, come sempre credevo che la mia pista sarebbe stata lontana dalla neve.
E invece rieccomi lì, a scivolare, con l’incertezza legata alla lontananza, sulle lastre di neve pressate dalle lamine di passaggio...
Sciare. Che ricordi di bambina che riluccicano nella mia memoria. Il freddo pungente sul viso, il calore della tuta intera ed elegante, il leggero fastidio degli scarponi e la sensazione di prolungamento degli sci negli attacchi...
Ricordo che un maestro di sci, giovane allora, Paolo mi sembra, ma che si faceva chiamare Paul, amava i suoi monti e tutti gli anni mi mostrava la sua montagna.... Ricordo fuoripista nella Valle dei Sassi, di biancheggiare macchiato solo da grandi Sassi da circumnavigare, ricordo i vecchi skilift, che forse ancora non si chiamavano così, fatti di corda da affettare a lato per farsi trasportare con il solo appiglio della forza della mani, le canzoni tirolesi sulla seggiovia con la bella voce di quel maestro ragazzo, gli scorci che mi mostrava.
E’ anche grazie a lui che ho imparato ad amare così tanto la montagna di inverno.

E’ anche grazie ai miei genitori che ieri, Orso accanto e sci ai piedi, mi sono ritrovata bambina, a rivivere la neve.

giovedì, dicembre 07, 2006

Una goccia di pioggia sul vetro

Sposto lo sguardo verso l’esterno della finestra...

Una goccia di una pioggia appena accennata ma stancante si incolla sul vetro.
Fuori è grigio e la particella liquida e trasparente riflette le immagini degli alberi con un bagliore di cristallo.
E’ greve, appesantita dalla gravità e lentamente si allunga fino a quando cede, disfatta alla pressione, lasciando dietro sè una coda luminescente e bagnata, come una cometa. Come di pianto.
Percorre il vetro, grigia cupa nei confini e sempre più traslucida al centro, per effetto della luce.
Allunga la corsa, frantumata in altre gocce figlie di una lacrima caduta, degli stessi colori e pronte anch’esse ad una vita in discesa, sempre più fragile, eterea della sua interezza mancata, fino a raggiungere la base del vetro, aggrappandosi di riflesso al metallo, riposando un attimo per un sospiro.
E ripristinando la sua parziale integrità con l’unione casuale con le goccie figlie a concludere la loro corsa, con un "flup" di aggregazione e un tremito, prima di ripartire, rinvigorita, nel pendio verticale dell’infisso slavato e infine raggiungere l’intonaco sporco a creare una impronta di umido colore, aspettando di svaporare. Nell’attesa di ricadere nel prossimo non mai di una goccia di pioggia rinata dal cielo.
Il tempo è fisso.

E’ uno specchio del silenzio, questo, dove i suoni sono assenti, c’è traccia di un movimento antico, il bagliore dell’opalescente riflesso, la tristezza nascosta dell’immagine, il collegamento mentale alle lacrime.
E’ una foto di un momento. Senza parole. Ma con l’intenso significato che il silenzio, nel silenzio, fa tuonare e acutamente penetrare. Il tutto nella silenziosità di un’immagine visiva, bella seppur triste.
.
.
Con questo mi inchino, vi abbraccio e vi auguro un buon Ponte Dell'Immacolata, che pausa sarà, anche per me, che andrò in montagna con Orso per un breve week end di respiro!
A lunedì, amici :)!

Il centesimo passo della nostra strada...

Ebbene sono arrivata anche io al primo traguardo...
Questo post è centenario, oddio...no, povero, in realtà non ha neanche 5 mesi... ma quello che state leggendo è il

100° post di Mi Casa es Tu Casa!

Cosa è cambiato per me con la nascita e la crescita della mia Casa virtuale?
Tanto e poco nel contempo...come sempre dipende dai punti di vista...!:)
Poco è cambiato, la mia vita quotidiana è sempre la stessa, mi alzo, vado al lavoro, sbraito, domando, rompo come sempre, la sera torno a casa e abbraccio Orso, la mia famiglia, i miei amici sono sempre qui, gli stessi di prima...
Ma è anche tanto, tangibilmente diverso...
Indubbiamente è impegnativo, faticoso, estrapolare dai miei pensieri quasi giornalmente le singole idee di cui scrivere. Anche in termini di tempo, chiedete per esempio a Orso quanto non sopporta le serate che per il blog mi specchio ore nel monitor di casa, con lui accanto che paziente come sempre aspetta me...

Ma nel contempo per la prima volta so che quello che scrivo non sono solo noiose divagazioni personali, ma hanno un significato, emettono qualcosa di colorato che accoglie chi legge il lungo percorso delle mie parole. Sono incredibilmente felice di riuscire a far sentire...le cose che provo, quasi fossero carezze, pioggia o calore.
Testi, impressioni, emozioni non rimangono più solo mie, nel mio pensiero, ma sono di tanti, di tutti quelli che hanno letto, vissuto, ascoltato...
E conosco un pò più persone, le vivo, anche perchè quasi inconsciamente loro vivono me.
Nel tempo dei mesi la mia scatoletta delle soddisfazioni si è riempita di colori e di forme, di riconoscimenti limpidi per il fatto che, unicamente normale, semplicemente complessa, riesco a lascirvi qualcosa di bello.

Con alcuni di voi si è creato uno stretto rapporto, che sento dentro e mi infonde tenerezza e affetto, quasi ogni commento fosse la lettera del caro lontano come tanti anni fa.
Sono più esposta, ma non ho paura di raccontare di me, esattamente come quando ho iniziato.
Sono una assoluta dirompente chiacchierona e sempre lo rimarrò. E non temo di narrarvi chi sono, perchè i miei giudizi me li elaboro faticosamente già da me...
Sono più occupata e più ricca, non di denaro, no, quello è lo stesso, sempre poco ;), ma di amore, di amicizia, di creatività, di emotività, di storie, raccolte quasi fossi una cartina tornasole, dalle vostre esperienze, dalle risposte, e dai sorrisi che sempre mi lasciate.
Lo sento, il vostro calore, sapete? Sento che apprezzate la persona che leggete tra le righe, che non sempre la capite, ma che sempre la sentite, che cliccanto sul link vivete l’ingresso di una calda casa arancione.
E io vi lascio le mie tracce ogni giorno, come orme sulla neve, vi scruto e sazio in parte la mia sete di conoscenze umane che mi ha spinto prepotente ad essere qui a parlarvi di me.
Vi amo, vi adoro, vi ringrazio.
Questo centesimo post è un ringraziamento per tutti voi che commentate ogni post, e per voi, che non ne commentate nessuno, ma che cliccate quando potete e quando volete su
http://giorniacolori.blogspot.com , con il sorriso sulle labbra circondati da un alone di luce aranciata e da una sensazione di calore, curiosi di sapere cosa ho estratto oggi dal cappello da mago della mia immaginazione.

Grazie e Buon Respiro....

mercoledì, dicembre 06, 2006

Sotto la lente di un obiettivo...

Estrapoliamo il mondo con una lente di ingrandimento universale.

Nel microcosmo piccoli esseri, organismi che pullulano, nascono, crescono, vivono e poi muoiono....affaticati da natura in salita che impone un mondo troppo ingrandito....
Nel macrocosmo esseri umani, animali, organismi con pseudo-proporzionate dimensioni che pullulano, nascono, crescono, vivono e poi muoiono....arrancanti in un natura complessa che impone un mondo ancora non a misura....
Una goccia è un lago, un fiume, un mare, e un mare è grande e insormontabile, in entrambi i mondi...
Un fiocco di neve è freddo, e freddo è in entrambe le realtà...
Il fuoco arde da entrambi i punti di vista...e brucia, fiammella o rogo che egli sia...
Una impronta sul terreno è una montagna se si è piccoli piccoli...Una montagna ha la forma di un’impronta sulla sabbia, ma è un confine rigido e netto anche per esseri meno piccoli dei piccoli...
Microesseri organici hanno forme di alberi, di alghe e natura, tal quali a “veri” alberi, alghe, nature...
La vita di un piccolo, microscopico essere è lunga un’ora....nella sua unità di misura per un attimo si intende un’ora, un minuto un anno, una vita un’ora...
La nostra vita dura un secondo, un attimo, 100 anni, un’ora...
Se ci allontanassimo con la lente e diventassimo sempre più trascurabili, fino a scomparire come singoli e diventare massa informe di esseri animati, la terra apparirebbe una palla, il cielo un giardino, il sole una lampada e chissà, forse ci sarebbe un bambino....

Solo la luce
non cambia
nella vita che
ognuno interpreta
a seconda delle proprie
singole proporzioni.

domenica, dicembre 03, 2006

Cambiamenti...

1... 2...


3...

4... 5...

Eccovi...Eccomi....come promesso....!
Sono in partenza per una nuova trasferta, tornerò martedì sera tardi e non potrò scrivere fino ad allora....
E quindi ho pensato di accontentare la vostra curiosità sul discorso capelli e caratteri riccioluti trattato qualche giorno fa.
C'è una carrellata di me (e Orso) in vari periodi a partire da agosto 2005 fino ad arrivare a novembre 2006...
Esattamente...così per rendervi partecipi ;):
1 - a Creta con Silvia nell'agosto 2005...
2 - a Bolzano con Orso circa in questo periodo dell'anno, lo scorso inverno...
3 - al compleanno di Silvia , nel luglio di quest'anno...
4 - a Ridracoli...nell'agosto 2006
5 - qualchè giorno fa dopo la piastra della parrucchiera... :)

Come potete notare come me i miei capelli si evolgono e oltretutto crescono ad una velocità spaventosa! :)
Fortuna che adesso sono tornati tutti ricci capricci volume e allegria! ;) ...questo liscio proprio non mi confà! :D

Bene, vi lascio a tutte le vostre valutazioni, con un augurio di un magnifico inizio settimana!
Come promesso al dottor K...vi auguro un BUON RESPIRO...

sabato, dicembre 02, 2006

Quote di spirito

Arturo Graf, poeta e scrittore italiano di inizio secolo, disse una gran verità, che campeggia a piene lettere sulla mia scrivania e su cui lavoro da anni...Eccola...

"Quanto più lo spirito si allarga e tanto meno posto vi possono trovare
l'odio e l'invidia"

Il pensiero del buon week end di questa settimana è...Pensiamo ad allargare il nostro spirito, ad essere lungimiranti e saggi, piuttosto che a lasciare posto nell'animo alla nera serpe dell'odio e dell'invidia, poichè in tutti i casi la nostra scelta è un dono che facciamo a noi stessi.

Buon week end, cari, sperando nel sole! :)

venerdì, dicembre 01, 2006

Cyrano forever

Iersera sono andata insieme al mio Orso a rivedere Guccini, nella arena scenica del PalaMalaguti a Bologna.
E’ già capitato tra i blog di parlare di lui e di specificare più volte quanto apprezzi questo cantante un pò bolognese e molto modenese col suo irriverente, delicato e molto personale modo interpretare la vita e la musica.

Questo è stata la seconda volta che l’ho seguito ad un concerto.
La volta precedente avevo un’altra vita, meno anni e molta meno serenità. Oggi sono un pò più adulta, più serena e consapevole di chi sono. Oggi so dove finisco io e comincia il resto del mondo. E tocco con mano il punto di incontro della vita.

Ma Guccini mi fa sempre lo stesso effetto. Mi trasporta con la sua voce pastosa, quasi fosse un impasto di una torta che si sta amalgamando, uova, latte, zucchero e farina, con quel effetto liquoroso dell’erre appena accennata, mi accende un groppo in gola e una luce nel cuore.

Le sue canzoni parlano di altri tempi, dove un vecchio e un bambino potevano scrutare l’orizzonte senza paura di venire derubati dei loro sogni, parla di ideali, di patriottismo, di valori che nei giovani di oggi si stanno perdendo come sabbia da un sacchetto di tela bucato.
Tratta l’amore per quello che è, sfida e disfatta, dolore e ricordi, passione e sospiro.
Quando Guccini canta, allunga alla realtà un soffio di eterno, facendo sentire tutti, giovani e vecchi, non importa il proprio credo politico o relazionale, uguali di fronte alla spinta umana alla ricerca di se e delle passioni per guadare la vita come un fiume.

Guccini mi fa piangere, mi fa cantare, mi fa ridere e mi fa sperare. Mi accende davvero una luce, dentro. Mi fa credere negli uomini, nella gente.
Sento cantare di cose che so provavano i miei genitori, i miei nonni e, le stesse emozioni le provo anche io.
Poi mi guardo in giro e vedo ragazzini, strani, sboccati, esuberanti, diversi da me, che ragazzina più non sono.
E li vedo attenti, con gli occhi aperti, vivi, ad ascoltare le stesse canzoni, a vivere le mie stesse sensazioni.
E mi dico...allora, forse, davvero, il mondo cambia, ma gli ideali e le speranza degli uomini rimangono, perenni, sempre uguali nei nostri cuori. Forse c’è ancora la possibilità di credere nel nostro futuro...

E’ il potere della musica, la forza delle parole nella pienezza dell’animo umano.
Magico. Come ogni volta.
Bello. Come sempre.

Il groppo in gola è arrivato, anche stavolta.
Ritrovandoci tutti insieme a volgere lo sguardo verso il palco, con gli occhi scintillanti, le canzoni sulle labbra e la speranza dentro il cuore.